Parallax Il buon vino si fa in vigna,
il buon formaggio si fa in prato.

I prati stabili

Cos’è il prato stabile.

È un prato che non viene arato o dissodato per molto tempo, anche fino a un centinaio di anni. Si lascia a coltivazione spontanea, non si diserba e non si usano antiparassitari. Le uniche pratiche agricole a cui è sottoposto sono lo sfalcio , l’irrigazione e la concimazione organica con il letame. Si caratterizza per la presenza di diverse specie erbacee – per questo si definisce anche prato “polifita ” – che a seconda della stagione di sfalcio possono conferire al formaggio sapori e aromi anche molto diversi tra loro.

 

Nessun intervento chimico, né semine artificiali: la propagazione delle specie è garantita dalla Natura. Il prato stabile è un ecosistema ricco in biodiversità vegetale ed animale, dagli insetti, agli uccelli, fino naturalmente alle piante.

Biodiversità: è la parola utilizzata per descrivere la varietà di organismi viventi (microrganismi, piante e animali) e di ecosistemi esistenti in un determinato ambiente. Il termine BIODIVERSITÀ è stato coniato nel 1980 da tre studiosi americani (Lovejoy, Norse and Mc Manus) nell’ambito di un progetto relativo alla valutazione del patrimonio ittico marino.

Polifita/Sfalcio: la composizione floreale degli sfalci varia a seconda della stagionalità. Per esempio, nel taglio estivo, il trifoglio è la specie più presente, ma si trovano anche, tra le altre, galium, lolium e festuca. Nel taglio autunnale si annoverano setaria, trifoglio e achillea.

Polifita/Sfalcio: la composizione floreale degli sfalci varia a seconda della stagionalità. Per esempio, nel taglio estivo, il trifoglio è la specie più presente, ma si trovano anche, tra le altre, galium, lolium e festuca. Nel taglio autunnale si annoverano setaria, trifoglio e achillea.

Un latte diverso.

 

Un latte diverso: il ruolo della varietà floreale è importante non solo per la composizione della stessa, ma anche per il condizionamento dell’ambiente ruminale ed intestinale delle bovine.

La biodiversità vegetale del prato stabile è caratterizzata prevalentemente da graminacee, leguminose e composite: un foraggio bilanciato e completo per l’alimentazione delle mucche, che produrranno quindi un latte speciale, sia dal punto di vista organolettico che nutrizionale.

Un formaggio diverso.

Un formaggio diverso: i  Consorzi di protezione delle DOP hanno stilato regolamenti ampi e dettagliati sul tipo di foraggi ammessi e su quelli vietati.

I prati stabili sono legati all’ecologia e alla storia del territorio: nella zona di Bibbiano, ad esempio, culla del Parmigiano-Reggiano, esistono prati stabili che risalgono al Diciottesimo Secolo. Oltre all’Emilia-Romagna, altre regioni come Lombardia e Veneto hanno censito e riconosciuto il valore dei prati stabili. La relazione tra l’alimentazione delle bovine, qualità del latte e, di conseguenza, trasformazione casearia è riconosciuta non solo per la produzione di Parmigiano-Reggiano, ma anche per gli altri prodotti lattiero-caseari – ad esempio Grana Padano e burro – che si presentano con una maggiore intensità aromatica rispetto a quelli ordinari.

Un’agricoltura sostenibile.

Agricoltura sostenibile: l’ONU ha dichiarato il 2015 come l’Anno Internazionale dei Suoli, per evidenziare la necessità della loro tutela e sensibilizzare e promuoverne un uso sostenibile. “Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della terra” (Art.1 della “Carta Europea del suolo”, 1972).

Il prato stabile favorisce anche la cattura e il mantenimento del carbonio nel sottosuolo (carbon storage). La fotosintesi clorofilliana trattiene l’anidride carbonica (CO2) e accumula carbonio nei tessuti delle piante. Decomponendosi, danno vita a una sostanza organica che favorisce i processi biochimici che avvengono nel suolo. L’aratura, al contrario, determina una degradazione di questa sostanza e la relativa emissione di CO2. Ecco perché, per una superficie agricola, il rispetto della condizione di “prato stabile” favorisce la diminuzione di emissioni di gas serra. (Fonte: Agricoltura, maggio/giugno 2017).

Il progetto

Progetto Qualità Prati Stabili.

Purtroppo il prato stabile non è tutelato come patrimonio della collettività. È nostro dovere farlo conoscere, proteggerlo e promuoverlo. Attrarre interesse e allo stesso tempo disincentivare la “rottura” del prato stabile a favore di colture intensive o, peggio ancora, di ulteriore urbanizzazione. Ecco perché nel 2018 nasce il Progetto Qualità Prati Stabili, con l’obiettivo di valorizzare i prodotti caseari da filiere di prato stabile.

Parte tutto dalla Media Val D’Enza, una zona tra le province di Parma e Reggio Emilia in cui sono frequenti i tratti tipici e distintivi dei prati stabili polifiti: una recente ricerca condotta nel bacino dell’Enza ha dimostrato come il 60% dei prati stabili irrigui superi i 65 anni. Qui, produttori, caseifici, aziende agricole e latterie selezionate decidono di collaborare per la salvaguardia di questo patrimonio agricolo, culturale e ambientale.

Oggi l’impegno ha acquistato una portata nazionale, al fine di rendere più consapevole l’opinione pubblica: l’intera filiera, la distribuzione e, soprattutto, i consumatori, che con le loro decisioni influenzano il mercato.

Il bollino “Progetto Qualità Prati Stabili” crea una rete e marca una differenza: identifica i prodotti realizzati da filiere da prato stabile e sancisce un patto di fiducia tra agricoltori, latterie, produttori e consumatori. A fronte di un prezzo equo, il consumatore può scegliere in modo più consapevole un prodotto autentico, di qualità superiore.

I partner

Il Progetto Qualità Prati Stabili è supportato da

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